giovedì 11 ottobre 2007

Uranio impoverito, quale verità?




LE NOTIZIE DI OGGI


Il ministro della Difesa, Arturo Parisi, davanti alla Commissione di indagine del Senato sulle armi all’uranio impoverito, ha dovuto ammettere il decesso di almeno 37 militi colpiti da varie forme di tumore, conseguenza diretta del contatto con un materiale così pericoloso. Logico che i morti, ed i malati, siano molti di più, come confermano le stesse associazioni dei familiari delle vittime. Una tragedia risultato dell’impreparazione delle nostre truppe e del cinismo dei comandanti nel tenere segreta una minaccia che altri eserciti, come quello americano, conoscevano già da tempo. Il fatto più grave è purtroppo che per oltre sei anni, e precisamente dal 14 ottobre 1993, quando gli Stati Uniti hanno emanato le norme di protezione per le forze operanti in Somalia durante l’ operazione Restore Hope, fino alla data del 22 novembre 1999, sopra citata, i nostri reparti sono rimasti a operare senza alcuna protezione.In Somalia, le forze degli Stati Uniti indossavano, con 40 gradi all’ombra, le tute impermeabili, gli occhiali, le maschere e i guanti; i nostri operavano in calzoncini corti e canottiera. In caso di combattimento utilizzavano giubbotti antiproiettile. A chi chiedeva informazioni in merito si rispondeva, più o meno, che gli USA erano “fanatici”. Non osiamo neanche immaginare quanti civili possano essere morti sui campi di battaglia della Bosnia, dell’Albania, della Somalia, dell’Iraq e di tutto il mondo. Naturalmente non ne sapremo mai nulla.


Ma se facciamo un passo indietro di qualche anno ci imbattiamo nella COMMISSIONE MANDELLI:Il 22 dicembre 2000 è stata insediata un commissione, presieduta dal Prof. Franco Mandelli, con il compito di accertare tutti gli aspetti medico-scientifici dei casi emersi di patologie tumorali nel personale militare impiegato in Bosnia e Kossovo. La popolazione studiata dalla commissione è quella composta dai militari che dal dicembre 1995 al gennaio 2001 hanno compiuto almeno una missione in Bosnia e/o Kossovo. Sia nella prima che nella seconda relazione la commissione medica Mandelli ha escluso una correlazione tra uranio impoverito e tumori nei soldati. A giugno dello stesso anno dagli Usa arrivano notizie allarmanti. Lo stesso Pentagono avrebbe da tempo accertato la pericolosità dell'uranio impoverito. I risultati della Commissione Mandelli, escludendo qualsiasi nesso tra uranio e malattie, rendono ancor più difficile la problematica dei risarcimenti e della causa di servizio! Nella relazione si rivolgono accuse ai vaccini che sono stati inoculati ai nostri militari all’estero. “Questa potrebbe essere la causa dei tumori”, si afferma. Ma non ci si chiede perché centinaia e centinaia di civili, già dalla prima guerra in Iraq del 1991, si sono ammalati e sono morti. Certamente non erano stati propinati loro i vaccini italiani.Ovviamente, le responsabilità da parte del ministero della Salute nel caso in cui i vaccini impiegati potessero provocare tumori sarebbero enormi e tuttavia non è stato chiesto un parere né per confermare né per escludere l’ipotesi fatta.Si è parlato dei bombardamenti in Bosnia e Kossovo ma non è stato menzionato il fatto rilevantissimo (tra l’altro confermato da un esperto ascoltato dalla Commissione che si è anche scusato per quanto accaduto) che le nostre apparecchiature di rilevazione non sono state in grado di accorgersi della presenza di nemmeno uno degli oltre diecimila proiettili sparati in Bosnia.Tra l’altro, gli aerei che avevano bombardato la Bosnia anche con armi ad uranio erano decollati per lo più dall’aeroporto di Aviano e nei rapporti di volo relativi alle missioni si deve, ovviamente, dichiarare quanti e quali colpi siano stati sparati.Bastava, dunque, una telefonata al colonnello italiano che comanda la base per sapere se erano stati sparati proiettili ad uranio, quanti, quando e dove. Ma il ministro Mattarella dichiarò in Parlamento che mai l’uranio era stato usato in Bosnia! A parte i proiettili (di una trentina di grammi l’uno o poco più nei Balcani sono stati anche impiegati i missili da crociera che contengono, negli alettoni, barre di uranio da 300 chilogrammi l’una. Si è detto che nei poligoni italiani non è stato usato l’uranio impoverito. Si sprecano il numero di affermazioni in tal senso da parte del ministero della Difesa e di comandanti militari dei poligoni. Ma poi nella relazione della Commissione si legge che nessun controllo, almeno fino al 2004, è stato effettuato sulle armi impiegate per sperimentazione dalle ditte civili.Quindi, non sappiamo se quintali di armi all’uranio, in totale contrasto con quanto finora affermato, sono stati gettati nei poligoni! E non dovremmo dimenticare che i nostri militari hanno raccolto a mani nude migliaia di proiettili e che ancora oggi non sono previste, per il personale che opera nei poligoni, norme di protezione.Tra l’altro, ci si è del tutto dimenticati di un fatto di grande rilevanza che riguarda i poligoni, e cioè che esistono delle zone considerate “non bonificabili” e quindi inquinate per sempre.Negli Stati Uniti nelle zone desertiche, dove vengono effettuate sperimentazioni, zone di questo tipo vengono considerate come aree extraterritoriali, una specie di “santuari”. Ma un conto è una zona del deserto del Nevada, un conto è un’area del poligono di Teulada, a due passi da Cagliari! Si è detto che finora non vi erano disposizioni legislative per concedere gli indennizzi non solo alle famiglie dei deceduti ma anche al personale (militare e civile) che si è ammalato e si è dovuto curare, in molti casi, a spese proprie (funerali compresi quando sopravveniva la morte).


USO CIVILE DELL'URANIO IMPOVERITO


L'uranio impoverito viene spesso usato perché ha una alta densità e un costo comparativamente basso. I suoi usi più importanti sono in medicina come materiale per la schermatura delle radiazioni; in mineralogia, nei pozzi petroliferi nei pesi usati per fare affondare strumenti nei pozzi di fango; in ambito aerospaziale come contrappeso e per le superfici di controllo degli aerei (ogni Boeing contiene 1500 kg di uranio impoverito).

EFFETTI


I rischi legati al suo impiego sono piuttosto di carattere chimico. Come tutti i metalli pesanti, l'uranio è tossico. Può intaccare l'organismo per inalazione, per ingestione o per incorporazione. Se sparse in zone densamente popolate, le particelle di uranio impoverito possono provocare un'esposizione cronica continua, sulla quale non esistono ricerche scientifiche attendibili. Bonificare i territori bombardati è quasi impossibile, perché l'uranio si disperde in polvere finissima inquinando le falde acquifere, i terreni coltivabili, l’atmosfera.


LA CONDANNA DELLE NAZIONI UNITE


La Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite ha condannato l'uso di queste armi nella sessione dell'agosto 1996 e ha chiesto (risoluzione 1997/36) al Segretario generale un'inchiesta che riconosca che i proiettili all'uranio impoverito DU sono armi di distruzione di massa, con effetto indiscriminato, vietate dalle convenzioni internazionali e in particolare da quella dell'Aia del 1998

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