domenica 14 ottobre 2007

Il nuovo PD e gli scenari futuri




Domenica 14 ottobre. E’ finalmente arrivato il giorno delle primarie del neonato PD. Innanzitutto occorre un precisione “tecnica”: le elezioni primarie sono una competizione elettorale attraverso la quale gli elettori o i militanti di un partito politico decidono chi sarà il candidato del partito (o dello schieramento politico del quale il partito medesimo fa parte) per una successiva elezione di una carica pubblica. Le votazioni di oggi invece porteranno all’elezione diretta di un segretario di partito, e questa rappresenta una grande novità, non solo per lo scenario politico italiano. Il risultato di queste votazioni, tuttavia, è scontato: Walter Veltroni sarà il primo segretario del PD. Le uniche incertezze e le uniche curiosità, più che altro statistiche, sono legate alle percentuali di voto dei non eletti e cioè di Rosi Bindi, Enrico Letta e Mario Adinolfi. Per la prima sarebbe un successo avvicinarsi, o raggiungere, la soglia del 20%, traguardo fissato per Letta sulla soglia del 10%. Per Adinolfi il solo fatto di essere candidato è un successo. Il dato più rilevante politicamente sarà senz’altro l’affluenza alle urne. Veltroni ha detto che un’affluenza di un milione di persone sarebbe un successo, ciò vuol dire che si aspettano almeno 2 milioni di elettori. Staremo a vedere.

I possibili scenari politici

Con l’aiuto di un articolo pubblicato su Dagospia, cerchiamo di prevedere quello che, all’indomani dell’elezione di Walter Veltroni a segretario del Pd, potrebbe accadere nello scenario politico italiano:

Arrivati i risultati definitivi Veltroni, incoronato segretario del Partito Democratico, annuncia di volersi dedicare a tempo pieno al nuovo partito.
La prima mossa di Veltroni potrebbe essere l’abbandono della carica di sindaco di Roma (il mandato gli scadrebbe “solo” ad aprile/maggio 2008), ma subito si presenta un piccolo/grande problema: Veltroni si è dimenticato di costruire un suo successore. Se si eleggesse quindi il nuovo sindaco di Roma nella prossima primavera, il centro-sinistra andrebbe incontro alla disfatta, in quanto non ha un candidato degno di questo nome. Ecco perché in queste ore c'è un pressing asfissiante sull'unico nome in grado di sfidare Gianfranco Fini, autoproclamatosi candidato del centro-destra. Sarebbe un grande remake: Francesco Rutelli, che però sta dicendo di no a tutti. Per ora. L'abbandono del Campidoglio è solo l'antipasto.
La seconda mossa di Veltroni è puntare sulla crisi di governo e sulle elezioni anticipate nella primavera 2008. I sondaggi sono catastrofici, ma non importa. Andare a votare subito, per Veltroni, comporta numerosi vantaggi. Primo: scaricare tutta la colpa della debacle su Romano Prodi. Io sono appena arrivato, che colpa ne ho io, direbbe Veltroni in campagna elettorale. Secondo: rivoluzionare il centrosinistra. Il Pd di Veltroni andrebbe alle elezioni, senza alleanze con Rifondazione. Un piano in apparenza suicida, ma che consentirebbe a Walter di rendersi credibile agli occhi dell'elettorato, dell'establishment e che potrebbe inoltre aprire le porte ad alleanze centriste. E se il Pd da solo recuperasse consensi, arrivando magari al 35 per cento, il merito sarebbe tutto suo. Terzo: mandare a casa i parlamentari e i dirigenti del vecchio Ulivo e spedire in campo una classe dirigente tutta nuova e veltronizzata. Via i peones democristiani, via i deputati dell'era Fassino, le anneserafini e le barbarepollastrini. Con D'Alema azzoppato dalla Forleo destinato a girare il mondo, a fare la fine di Al Gore, senza premio Nobel, però. In Africa, al posto di Walter, ci andrà lui. Infine Berlusconi: se si votasse nel 2008 probabilmente vincerebbe lui, ma il Cavaliere Trapiantato non vuole più Palazzo Chigi, sogna il Quirinale e vuole diventare il presidente di tutti gli italiani, non solo dei nerboruti forzisti alla Cicchitto che ormai detesta e di cui si vorrebbe sbarazzare. Per farlo gli serve la simpatia del Pidì di Veltroni. Walter è l'uomo che già nel 1990 scrisse il libro “Io e Berlusconi”. E Berlusconi sarebbe il più veloce a offrire a Walter il ramoscello della pace. Il che significa: riforme da fare insieme, nomine da spartire (dalle presidenze delle Camere alla Rai), basta con i ricatti di ex-democristiani, comunisti rifondati, leghisti arrapati, girotondini in andropausa e grillini col dito sul grilletto.
Gli ambasciatori sono già al lavoro da tempo: Gianni Letta è ottimo amico anche di Walter, che lo vorrebbe in un fanta-governo da lui guidato, ma potrebbe anche finire nel modo opposto e cioè Veltroni vice di un governo Letta, con Berlusconi al Quirinale.Sarebbe il trionfo del codice Veronica. “Moglie esemplare” di Silvio, grande amica di Walter, futura first lady della Terza Repubblica.

Nessun commento: